Percorsi Sonori Terni 10-11 ottobre 2009

 percorsi sonori

Percorsi Sonori è una manifestazione organizzata sapientemente da Andrea Bassanelli (Fedeltà del Suono) che anno dopo anno riesce a portare a Terni oltre duemila persone. Oltre alla presenza di tutte le più importanti aziende del settore, ogni anno all’interno della manifestazione si svolge il “contest nazionale di autocostruzione Hi-Fi” ,’ occasione importante  per far incontrare gli appassionati di questo settore, che avranno la possibilità di conoscersi e confrontarsi. Tre sono le categorie in gara per il concorso: amplificatori, diffusori e altro. Per ciascuna delle categorie la giuria, premia il progetto in grado di conciliare le caratteristiche di originalità, progettualità, realizzazione tecnica e resa sonora. Io ho avuto l’onore e il piacere di partecipare quale membro della giuria alla 3^ selezione svoltasi nell’anno 2009 accanto a firme autorevoli quali, Fulvio Chiappetta direttore di Costruire Hi.Fi, Fabio Masia e Pierluigi Marzullo.

 

GIURIA

Giuria

L’inizio

Non sono cresciuto in mezzo alla musica, nella mia famiglia nessuno aveva questa passione… Alcuni miei coetanei avevano papà con un impiantino made in Japan ed altri oggettini provenienti dalla vicina Svizzera. Ricordo nei primi anni ottanta, quando andavo a casa di un amico che aveva un impiantino niente male, amplificatore Pioneer che con i suoi Vu-meter blu lo sognavi anche la notte, un piatto Technics il primo SL1200 trazione diretta, lucettina estraibile, tanto da restare a fissarlo per svariati minuti, ma erano quelle JBL non ricordo il modello ma ricordo quell’enorme woofer…. Come suonavano?? Oggi direi male, sistemate a terra, una ad un angolo e l’altra sul lato opposto della diagonale, dietro ad una sedia a dondolo, ma allora era tutta manna dal cielo. Ricordo chiaramente come è nato il mio impianto. Saltuariamente aiutavo mio padre nella sua attività finché un giorno mi disse, forse perché sovente gli raccontavo dell’impianto che sentivo dal mio compagno di scuola, che era giunto il momento di regalarmi il mio primo impianto. Entrammo in questo grosso centro commerciale ed uscimmo con un amplificatore e casse Grundig ed un giradischi Philips. Da allora tanta acqua  o meglio tanti impianti sono passati nel mio salotto, ma andiamo con ordine. Poi intorno agli anni 83-84 ho fatto il mio primo salto di qualità: un completo HI-FI dell’Akai, con casse Pioneer, quest’impianto mi ha accompagnato per molti anni, sino a quando sono andato a vivere a Bologna. Ricordo la prima volta che sono passato di fronte alle vetrine di Altra Fedeltà, in via Pellizza da  Volpedo e di essere rimasto non so quanto ad ammirare un cd player mai visto, forse nemmeno mai sognato, era il mitico Micromega Duo. Desideroso di sapere di più un bel giorno decisi di entrare in quell’olimpo, e venni accolto con molta gentilezza dall’allora proprietario Stefano Mazzoli, il quale mi fece ascoltare una combinazione che a me parve scesa dalla luna, Micromega Duo, Klimo Merlin, Klimo kent silver e Triangle Latitude. Che dire, se non che non avrei voluto andarmene  da quella saletta…Vi chiederete quello fu il grande salto….il contagio……forse…

 

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Brochure altra fedeltà 1992/1993

 

Ecco che allora cominciai nel mio tempo libero a peregrinare per i negozi di Bologna, dove un bel giorno ebbi la fortuna di incontrare colui che fu mio maestro e mentore….Claudio Guerini, Claudio lavorava in all’interno di  Codam, ricordo  la prima volta che lo conobbi, lo tormentai con mille domande sull’apparecchio migliore, sul diffusore ideale, e lui con una pazienza certosina restò ad ascoltarmi, ora non voglio annoiarvi con la storia della mia, ma ho voluto parlarvi di Claudio, perché e grazie a lui se oggi sono in grado di posizionare un impianto, capire certe sfumature, ma soprattutto amare la musica, lui da buon musicista come prima cosa mi ha fatto capire che a monte di un buon impianto ci deve essere della buona musica

W L’analogico

Questa breve prefazione, ha lo scopo di introdurre un argomento di cui non si dovrebbe mai smettere di parlare “l’analogico” una tecnologia data per morta parecchi anni or sono con l’avvento del cd, oggi è stata rispolverata da tutti i grandi costruttori del passato che l’avevano messa un pochino in disparte, facendo immediatamente ricorso alle precedenti esperienze aziendali per far ritornare attuali i classici del passato, ecco così che Linn continua a proporci un evergreen il suo mitico LP12, J.A.Michell il suo gyrodeck, Townshend propone la versione aggiornata del fantastico the Rock. La mia elencazione potrebbe ancora continuare, data la molteplicità di prodotti che continuano a svilupparsi, ma voglio chiudere parlandovi dell’ultima serie di giradischi prodotti dalla Thorens in particolare con la nuova serie T550, remake del glorioso 125, eletto turntable of the year 2009, un oggetto dal costo di oltre 10.000 euro, nonché del  TD810 che utilizza un sistema di trasmissione misto cinghia-puleggia. Ma tutte queste belle parole a cosa sono servite? Semplicemente per potervi parlare di un oggetto a me molto caro il mitico Thorens 124/II°.

THORENS 124/II°

Sicuramente molti di voi si chiederanno che senso ha parlare ancora di un oggetto su cui hanno scritto fiumi di recensioni, su cui esistono migliaia di siti, per poi non parlare delle diatribe per accaparrarsi gli ultimi pezzi che si riescono ancora  a trovare a cifre decenti, a differenza del fratello Garrard 301 le cui cifre di vendita ormai sono diventate proibitive, soprattutto se si pensa che dopo l’acquisto sia necessario un buon restauro e messa a punto.  Andiamo con ordine. Non posso sicuramente assurgere di conoscere tutti i sistemi analogici presenti sul mercato né tanto meno voglio farvi credere, di essere uno dei tanti guru che scrivono paginoni sui vari giradischi, ma credo come tu voi del resto di avere le orecchie, si avete capito bene, le orecchie quello strumento che ti permette di attribuire ad un oggetto delle qualità soniche. Senza annoiare con una lista di oggetti che mi sono passati fra le mani, passo direttamente al giradischi che reputo a livello di bellezza ed opulenza ancor oggi il numero uno, sua maestà il J.A Michell gyrodeck.

 

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gyrodeck mk2

 

Nato sulle ceneri del transcriptor idraulic, reso celebre dal film di Kubrick arancia meccanica, nelle sue varie versioni si è evoluto sino a diventare oggi, secondo il mio modestissimo parere un ottimo oggetto che oltre ad avere una veste estetica da urlo suona anche piuttosto bene. Il gyrodeck da me posseduto era la versione mkII, con braccio sme 309 e testina van den hul mm2 e posso assicuravi che ha accompagnato le mie giornate in maniera deliziosa, sino al giorno in cui ho avuto modo di leggere un articolo scritto da Stefano Pasini pubblicato su di una nota rivista di hi-fi che mi ha spinto alla ricerca del thorens 124 di cui vi parlerò tra breve.

 

rivista
guida all’Audio Analogico

 

Innanzi tutto diciamo per chi non lo sa, la differenza tra un 124 ed un 124/II, semplice il piatto in materiale amagnetico la trasmissione e motori migliorati e qualche modifica estetica diventando così un formidabile giradischi a puleggia dal suono nitido e dalla grande ergonomia, degno fratello piccolo degli EMT.

Oggi trovare un oggetto prodotto tra il 1954 ed il 1969 in buone condizioni è difficilissimo, motivo per cui diventa indispensabile rivolgersi ad un esperto che sappia dove mettere le mani. Non abbiate paura, non è un racconto osé è soltanto la prefazione per potervi parlare di Simone Lucchetti (http://www.audiosilente.com/) uno dei pochi che conosco che con le sue amorevoli cure ha reso possibile il risveglio del cigno. Sono entrato in possesso di uno degli ultimi esemplari prodotti del 124/II°, il quale si trovava in condizioni estetiche strepitose, ma purtroppo non voleva saperne di funzionare.

 

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prima della cura

 

Simone l’ha accolto e dopo averlo smontato, pulito, lubrificato, sostituitone la cinghia, gli ha costruito una base di legno pesantissima, perché forse non tutti sanno che questi giradischi sono dei mezzi giradischi, hanno cioè bisogno di una base per isolarli, pena un acoustic-feedbeck, realizzato una basetta in grafite su cui potere installare il suo braccio, d’obbligo lo  sme 3009 s/2 nel mio caso improved con una testina audio-technica at-440.

Mi ricordo il giorno in cui sono andato a ritirarlo, brutto se paragonato al mio precedente Michell che ha fatto della bellezza il suo biglietto da visita, ma se tralasciamo l’estetica, le prestazioni sono notevolmente superiori, benché utilizzato con una configurazione braccio-testina di livello inferiore.

 

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Thorens 124/II

 

Ma per chi non conoscono quel matto di Simone Lucchetti, mi scuserà se uso questo disfemismo, voglio svelarvi una chicca in anteprima, sta costruendo è una rivisitazione del thorens  td 124,  monta un motore di produzione americana molto silenzioso a norme militari, può rimanere acceso sempre, con velocità di 33, 45, 78, giri, la velocità è regolabile attraverso un freno magnetico, vi è un  largo uso di grafite e metallo, permette l’uso di due basette ed ha  un ingombro molto ridotto speriamo di vederlo in mostra al roma hi end 2009.

 

sting
Sting,Nothing Like The Sun

 

Ma dopo le smancerie è ora di passare alla prova dell’oggetto, pertanto ho iniziato l’ascolto con lp Nothing Like The Sun, di Sting, reputato da tutti come uno dei migliori lavori degli anni 80. Quest’album nato dalla metamorfosi della vita che accompagna ognuno di noi, per ripercuotersi nel lavoro, negli atteggiamenti quotidiani lo fu anche per Sting, quando lo spettro della morte si presentò nella sua vita, come nella vita di ognuno di noi, egli perse all’improvviso la madre, per questo motivo e per altre sofferenze che affliggono il mondo decise di lottare per se stesso e per le famiglie dei Desaparecidos che hanno subito il dramma delle guerre civili del regime di Pinochet.  Molto bello il brano “Be Still My Beating Heart”, il quale ricorda molto gli ultimi brani dei Police e credo non sia un caso se in questo brano alla chitarra vi sia Andy Summers. La voce calda di Sting è resa in maniera molto realistica, le percussioni di Mino Cinelu sono riprodotte senza essere afflitte dalla profondità del basso che spesso affligge molte realizzazioni analogiche, nel brano “They Dance Alone” straordinario brano di una bellezza senza pari la voce è raffinata al centro della scena sonora, i flauti e percussioni defilate, e molto realistiche. Il sassofono di Branford Marsalis è proporzionato, naturale e molto delicato. Ascolto questa canzone da venti anni e la reputo una delle migliori di Sting.

 

Di seguito ho ascoltato un disco che io reputo uno dei miei rifermenti e di cui credo superfluo esplicare la qualità della registrazioni Fone, che da 30 anni sforna registrazioni al top.

Questo disco è stato registrato da Giulio Cesare Ricci, nella Basilica di Santa Maria  Maggiore a Bergamo nel settembre 1986 con l’Orchestra da camera del festival internazionale di Brescia e Bergamo, diretta da Agostino Orizio.

 

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Fonè

 

La prima traccia ascoltata e quella di A. Marcello “ concerto i re min. per oboe, archi e basso continuo” essa è la sua opera più famosa tanto che Johan Sebastian Bach ne fece una trascrizione per clavicembalo  “andante e spiccato” . Il Concerto per oboe ed archi di Benedetto Marcello è di una bellezza ed intensità unica , inizia con una timida apertura dell’oboe solista , resa in maniera inappuntabile, centrata su di un palcoscenico virtuale, che lascia intravvedere l’inserimento largo degli archi, resi anch’essi in maniera esemplare, che si intrecciano fra loro dando luogo ad una armonia di note.

Nella traccia successiva A. Vivaldi “ concerto in do magg. per ottavino archi e cembalo” “” vanno spese due parole in quanto il concerto solistico vivaldiano si articola, nella sua forma canonica, in tre movimenti  Allegro – Largo – Allegro molto:il primo e il terzo veloci ed il secondo lento. Il primo movimento, che maggiormente caratterizza la forma del concerto, presenta un ritornello, affidato al “tutti” orchestrale, al quale si alternano episodi virtuosistici eseguiti dal solista. Nel secondo tempo l’organico è ridotto a ottavino, cembalo e violoncello, mentre in caso di esecuzione con organo anche il violoncello tace. Anche nel terzo movimento, come avviene già nel primo, i lunghi soli, alternati a brevissime entrate del “tutti”, avvicendano la scrittura brillante e virtuosistica dell’ottavino con brevi episodi dialoganti tra il solista e gli archi.

Io ho ascoltato l’allegro, e posso dirvi che è stato bellissimo l’ascolto dell’ottavino di R. Fabbriciani, riempire l’atmosfera, assecondato magistralmente dal cembalo di E. Merlini.

Che devo dire:

mi sembra superfluo spendere tante parole su di un oggetto che se ascoltato parla da solo, il braccio traccia il solco come un aratro etrusco, permettendo alla testina di estrarre tutte le micro informazioni contenute nel disco, gli attacchi sono disarmanti, il phatos e meraviglioso. Soltanto adesso capisco perché un giradischi a trazione a puleggia è di gran lunga superiore ad uno cinghia, e badate che il michell di cinghie ne ha 2!!!! Difficile da spiegare se non lo si ascolta, con la sua coppia esagerata, le sue spalle simili a quelle di un mediano di rugby.

Forse esistono oggetti superiori ad un vecchio trazione a puleggia, ma credo che l’assegno da staccare per entrarne in possesso sia spropositato…….Un consiglio…..stanno finendo, se avete la possibilità, se non pensate soltanto all’estetica come purtroppo molti oggi fanno, ma siete alla ricerca di un oggetto definitivo credo proprio che un pensierino dovreste farlo.

La catena di ascolto: Preamplificatore Klimo Merlin LS, Finali Klimo Kent Export,  Diffusori Proac Studio 130, cavi di potenza Kimber 4VS, Klimo Aisis, cavi  di segnale utilizzati per la prova Audio Class Stella, Audio Class Note, Klimo Ais, Van den Hul D102 MkIII,  Van den Hul MC Gold, Kimber Pbj.

Brinkmann Integrated Amplifier

 

Amplificazioni e valvole

Guida  Fds ridotta

 

CONOSCERE

Editoriale di Andrea Della Sala

Replay: Jadis Defy 7 di Bebo Moroni

Costruire il suono. La filigonia degli amplificatori di Bruno Fazzini

La controreazione e il suono di Fulvio Chiappetta

In vetrina: nuovi prodotti Viola di Andrea Della Sala

VALUTARE

ARCAM FMJ A18 di Paolo Aita

ADVANCE ACOUSTIC MAP 305 II di E. Genovese e M. Terranova

ONIX RA 125 di Paolo Di Marcoberardino

MYSTERE CA11 e PA11 di Eduardo Genovese e Marco Terranova

VINCENT SV-236MK di Alberto Guerrini

AUDION SILVER NIGHT 300B MKII di Andrea Della Sala

BRINKMANN INTEGRATED AMPLIFIER di Franco Allera

AUDIO RESEARCH DSI 200 di Paolo Di Marcoberardino

MCINTOSH MC402 di Valerio Maria Bonavia

SCEGLIERE

AMPLIFICATORI INTEGRATI

PREAMPLIFICATORI

AMPLIFICATORI FINALI

Norma Revo CD

“Filtro digitale impostato su Direct”
Bello!!! Si questo è stato il mio primo pensiero, dopo averlo estratto dall’imballo, molte belle, ma soprattutto molto comode, le svasature laterali che permettono all’occorrenza di maneggiare il lettore con disinvoltura, senza la consueta paura che ti possa scivolare di mano.
Guardandolo si nota chiaramente il face-family, che lo rende un compagno ideale per l’abbinamento con gli integrati di famiglia, ma che non disdegna comunque l’inserimento in qualunque impianto data la sua eleganza. Ma dopo i convenevoli, veniamo alla sostanza, cioè quella che a noi audiofili interessa veramente.
Mi è doveroso fare una premessa, in quanto il lettore è stato inserito nel mio impianto utilizzando un cavo di segnale Audio Class modello “Stella”, questi cavi hanno il loro punto di forza, a livello timbrico, nella gamma media calda e rotonda, che resta però in equilibrio con gli altri range di frequenza, che secondo il mio modestissimo parere si sposa molto bene con la timbrica del Revo cd.
Dopo averlo lasciato in stand-by per alcuni minuti, come consigliato dalla casa ho iniziato l’ascolto con Shirley Horn “You won’t forget me”, nella traccia n.4 “Beautiful Love” l’armonica Hohner di Toots Thilemans lievita per merito della trama finissima prodotta da questo lettore e di pari passo la voce di Shirley viene restituita molto soffiata e calda, nella traccia n.11 “If you go” gli attacchi di pianoforte sono molto emozionanti, lo strumento ha un’ottima proporzione, la voce della cantante è perfetta, con tutte le particolarità messe bene in risalto, soprattutto nel respiro e nei dettagli in gamma alta.
A questo punto, per confermare le mie impressioni sono passato ad ascoltare Diana Krall dall’album “All for you” traccia n.5 “Boulevard of Broken Dream” dove sono rimasto colpito dalla spazialità del piano, dalla naturalezza del quadro sonoro e dal buon equilibrio generale.
Ma adesso viene il bello!!!!! Provate ad ascoltare Wynton Marsalis “Mr. Jelly Lord”, nella traccia n.2 “New Orleans Bump”, fantastico è l’alternarsi della tromba di Marsalis con il clarinetto di Michael White e con il trombone di Lucien Barbarin, che vengono restituiti nella sua perfetta collocazione all’interno di una scena sonora di generose dimensioni e di ampio respiro. Il lettore è dotato di ottima trasparenza e dettaglio permettendo alla musica di fluire senza indecisioni e code.
Nell’ascolto di Patricia Barber “Modern Cool” traccia n. 3 “You & The Night & The Music entusiasmante è l’ascolto della chitarra di Michael Arnopol con i suoi accenti di espressività ed il suo suono carico di tensione che diventa il perfetto contraltare per la voce della Barber, che consente di capire immediatamente di avere a che fare con un lettore che fa della naturalezza e della coerenza timbrica le sue doti più evidenti. Nella traccia n.5 “Light My Fire” concentratevi sulla voce, essa risulta distinta eppure perfettamente amalgamata nell’insieme.
Esistono lettori cd con cui il feeling è immediato, come successe a me in passato con il mio Micromega, che a dispetto degli anni trascorsi è ancor oggi la mia macchina da riferimento, sottointeso se restiamo su cifre tra virgolette “normali”, ma credetemi credo che ognuno di voi ascoltando questo lettore capirà di aver per le mani un oggetto in grado di accompagnarlo per molto tempo nell’ascolto della musica, perché e sempre doveroso ricordare che : “tra noi e la musica c’è sempre un impianto pronto a dirti che la musica che stai ascoltando sarà sempre controfigura di se stessa “…
Buona musica a tutti.

La catena di ascolto:

•Preamplificatore Klimo Merlino
•Finali Klimo Kent Export
•Micromega Duo cd con convertitore Micromega Duo PRO
Cavi di segnale utilizzati per la prova Audio Class Stella, Klimo Ais, Van den Hul D102 MkIII, Kimber Pbj, Eichmann eXpress 6 serie 2, cavi digitali Audio Class Galaxy, Nordost Mongloo 2.

Consigli:
Dopo alcuni ascolti penso di poter suggerire l’ascolto preferibilmente con cavi di segnale equilibrati come il cavo menzionato e non troppo aperti in alto, oppure il van den hul D102 mkIII o simili, per assecondare al meglio la sonorità del norma revo cd.

Conclusioni:
Un bel suono. Ha sfoderato una perfomance musicale eccellente, dotato di una notevole ariosità, con una leggera predominanza tonale verso il medio acuto, senza comunque diventare fastidiosa, una gamma media molto trasparente, mai appesantita dall’azione del registro medio-basso che risulta molto articolato e presente, ma mai invadente.
Ascoltatelo, se potete!!!

AudioClass Serie Stella

I cavi del firmamento… no assolutamente, ma credo proprio che il buon Francesco Russo (http://audioclasscables.wordpress.com)  da lì abbia tratto spunto per attribuirgli i loro nomi, oppure perché li ritiene i migliori dell’universo… chissà… Ma andiamo con ordine…
In una mia precedente recensione avevo già ascoltato il cavo di segnale modello “Stella” utilizzandolo nella prova d’ascolto del lettore Norma revo cd con ottimi risultati, ma in questa prova mi sono spinto molto più in là poiché ho cablato integralmente il mio impianto con i cavi di “Audio Class”, una piccola realtà nostrana, che se avrete voglia di seguirmi in questo articolo, leggerete che non soltanto i mostri sacri dell’hi-end sanno produrre cavi che suonano e credetemi questi cavi suonano veramente…
Ho iniziato l’ascolto di Shirly Horn dall’album You’re My Thrill con la traccia n.3 “Solitary Moon”, inserendo i cavi di alimentazione sul preamplificatore e sui due finali, traendone immediatamente beneficio in quanto la musica riprodotta era molto più equilibrata, la tromba di Carl Saunders, aumentava di corposità ed anche il respiro era molto più ampio, nella traccia successiva “Sharing Night With the Blues”, la chitarra di Russel Malone era molto più realistica.
Successivamente ho deciso di fare un altro passettino, inserendo tra il preamplificatore ed i finali lo “Stella” al posto del mio amatissimo Klimo Ais, si perché molti credono che una recensione si possa risolvere con uno o due ascolti (una o due sedute, se preferite, ma questo mi fa pensare al dentista), non sapendo invece che ci vuole molta pazienza un orecchio allenato, del tempo, ed una passione enorme…
E vai con l’ascolto dell’album Adios Nonino nel quale Salvatore Accardo assieme all’orchestra da camera italiana ci propone una rivisitazione delle opere del grande Astor Piazzola; la traccia n.3 “Milonga del Angel” versione per violino ed archi non ricordo quante volte l’ho ascoltata, la conosco molto bene e onestamente non ricordavo una tale energia del violoncello e del contrabbasso, quindi per fugare ogni dubbio ho inserito il secondo cavo di segnale stella tra il preamplificatore ed il lettore cd ed il segnale digitale “Galaxy” tra meccanica e convertitore… Ora siamo in balia di Audio Class…
Quantificare i diversi parametri sonici nonché l’influenza dei cavi in un impianto non è cosa semplice, ma in questo casa la cosa è resa più chiara dall’ottima descrizione fatta dal costruttore quando indica la sonorità dei suoi cavi….”un suono estremamente equilibrato, neutro, ricco di dettaglio. Il suono è caratterizzato da una scena ampia, ariosa ed una evidente scansione dei piani prospettici.”
Egli non avrebbe potuto trovare parole migliori per descrivere quello che anch’io ho riscontrato, un ottimo cavo che non eccelle in nessun parametro, ma con un equilibrio generale da primato… e se dico che non eccelle in nessun parametro non vuole significare denigrarlo, tutt’altro molti cavi hanno delle perfomance stupende in alcuni parametri con deficienze in altri, andando a discapito dell’ascolto quotidiano, che predilige un ascolto non affaticante per assecondare le svariate ore di ascolto.
Inebriante come un novello d’autunno l’ascolto di Viktoria Tolstoy , dall’album “My Swdish Heart” che poi non è la nipote di Aleksej Nikolaevic Tolstoj ma come nel suo racconto “Sonata a Kreutzer” in cui descrive l’effetto che la Sonata di Beethoven ha sulla mente sovreccitata e delirante di Podznysev, elabora una vera e propria teoria di estetica musicale secondo la quale la musica, agendo direttamente sui sensi, inibirebbe le facoltà razionali degli esseri umani esaltandone tutta la sensualità animale. “…la musica, lo strumento più raffinato per eccitare la lascivia dei sensi”, allora provate ad ascoltare la traccia n.2, con il suo fascino meraviglioso, sembra di respirare la stessa aria dell’esecutrice, grande definizione dei vari rumori, gli sfrigolii dei polpastrelli di Ulf Wakenius sono molto reali,  c’é una grande coerenza d’insieme, il cavo leviga il registro medio-alto quel tanto che basta alla voce della protagonista, da non renderla mai fastidiosa, le armoniche sono molto rifinite e per nulla fredde, …passando alla traccia n.9 l’immagine della chitarra è focalizzata meravigliosamente, con una presenza sonora da renderla quasi tangibile, mi sa proprio che quel ribelle di Tolstoj aveva proprio ragione.
Ormai siamo quasi alla fine, resta soltanto il tempo per un assaggio fugace della voce di Henry Salvador dall’album “Ma chère et tendre”, nella prima traccia omonima all’album, Henry appare ben collocato nel contesto spaziale del palcoscenico sonoro, con molta aria attorno, la voce non ha nessun senso di nasalità o costrizioni ed analoghe conferme le ho ricevute nell’ascolto della traccia n.14 “dans tes yeux” molto bello il gioco tra la voce e gli strumenti, restituiti con realismo e con una sonorità molto rilassante.. difficile trovare una critica a questo cavo così bravo a restituire intatte tutte le sonorità sonore, senza alterarne gli equilibri timbrici…

Considerazioni Finali

Rispetto al mio riferimento digitale ho trovato qualche piccola incertezza nei passaggi più complicati, un leggerissimo limite a seguire gli allunghi dei sassofoni, ed una leggera tendenza ad irrobustire il registro medio basso, ma la coerenza d’insieme dell’audio class però era migliore… ma un momento leggo il listino del cavo euro 150 a fronte dei 279 del riferimento rendendo a mio avviso ingiustificata in questo caso la spesa in più a monte di infinitesimali differenze, un vero best buy!!!!!!
Un discorso analogo lo posso fare con il cavo stella, che inserito al posto del Klimo Ais ha fornito prestazioni quasi analoghe, evidenziando un’ottima ricostruzione della scena sonora, una riproduzione del registro superiore del pianoforte bellissimo, restituendo un ottimo dettaglio ed un suono privo di colorazioni ed anche in questo caso con un listino di euro 300 a fronte dei 400 del Klimo possono fare preferire quest’ultimo solamente a persone che come me hanno un impianto all Klimo, poiché ho notato che con cablatura Klimo si ottiene un leggerissimo aumento di focalizzazione e profondità…
Questo per dirci che a volte guardando alla produzione di casa nostra, si scopre che esistono prodotti come quelli descritti che sono realizzati ottimamente, con componentistica di livello qualitativo superiore a quella di molti mostri sacri e se poi suonano anche così bene… che dire se non quello che diceva Renzo Arbore…meditate gente meditate…

Tektron TK2A3SI-REF

Devo ammettere che sino ad un anno fa il nome Tektron mi era letteralmente sconosciuto e precisamente sino al giorno in cui ho fatto visita alle salette del Roma HiEnd, ove ho avuto la piacevole sorpresa di conoscere questo marchio che a dispetto del suo nome molto orientale è invece italianissimo.
Premettendo che un ascolto attento nelle solite salette delle mostre, non sempre trattate in maniera corretta diventa molto arduo, ho comunque avuto l’impressione di trovarmi di fronte ad un marchio fuori dalle solite proposte….

Tektron 2A3
Tektron 2A3

Cantava, anzi suonava che era un piacere tanto che alcuni giorni dopo il suo ascolto, ho iniziato a navigare sul Web alla ricerca di notizie di questo marchio. E cosa vado a scoprire?????
Che la rivista 6 moons aveva recensito uno degli amplificatori prodotti dalla Tektron con giudizi molto lusinghieri……
Poi il buio più totale, mi ero quasi dimenticato di questi gioellini, sino al giorno in cui l’amico Arnaldo, mi dice “ ti và di ascoltare un amplificatore della Tektron? ”.
Come avrei potuto rifiutare, inserire nella mia catena al posto del mio amato Klimo Merlino con finali Kent Export, un Tektron che così tanto aveva stuzzicato la mia mente…

Dopo averlo collegato ai miei diffusori che non sono ostici ma che comunque hanno solamente 88.5 db, è iniziato il primo ascolto con “Beth Gibbons&Rustin Man” in out of season, nella traccia n.1 la voce è perfetta, con tutte le particolarità della cantante messe bene in risalto, soprattutto nel respiro e nei dettagli in gamma alta, nella traccia n.3 resto quasi a bocca aperta, la voce per nulla nasale, piena con un ottimo dettaglio ed una grande profondità, nella traccia n.8, il contrabbasso appare ben piazzato, profondo e smorzato come deve essere e credetemi, sono stato così colpito dalla sua piacevole naturalezza e la non artificiosità nell’estrarre e riprodurre il messaggio sonoro, al punto da far immediatamente vacillare il mio riferimento…..
Successivamente ho ascoltato “Arne Domnerus” in Jazz at the Pawnshop n.3, registrato al Pawnshop Jazz Club di Stoccolma nel 1967. Questa registrazione, viene considerata da tutti come una delle migliori registrazioni di jazz del XX secolo, io posso soltanto dirvi che nella traccia n.1 vi sentirete là!!!

Tutti gli strumenti sono dove dovrebbero essere, la musica ha quel respiro ampio, che mi aspettavo, dato dalla conoscenza dell’incisione, lo xilofono di Lars Erstrand, decolla verso cieli che non sono di questo mondo e nella traccia n.2 potete sentire “Arne Domnerus” muoversi da sinistra verso il centro con il suo sax, pieno, fragoroso ed insieme mite…..
Spinto dalla curiosità di trovare una critica a questo musicalissimo amplificatore, ma posso dire musicalissimo, ma si dai e poi non costa nulla…..passo ad ascoltare “Stefano di Battista” in Round About Roma, da me considerato il capolavoro di questo artista, accompagnato in questa registrazione dalla Symphonic Orchestra “les Archets de Paris”.
Nella traccia n.1 si possono ascoltare gli archi ben collocati al centro di una scena sonora di respiro generoso che solamente nei passaggi più veloci lascia evidenziare i limiti dell’amplificatore, con una velocità non eccessiva ed una limitata dinamica…ma ricordiamoci sempre che disponiamo di soli circa 3 watt !!!
Nella traccia n.2, l’impatto orchestrale è ottimo, il ritmo è scandito con attacchi precisi con i legni ben distinti nel fondale della scena e con grande equilibrio qualitativo.

Tektron 2A3
Tektron 2A3

Potrei continuare a scrivere per ore, raccontandovi della voce di Henri Salvador, delle percussioni degli Uakti Mapa, ma il riassunto delle mie impressioni, sarebbero le stesse, tutte accomunate da un realismo impressionante, dall’assenza di code e rigonfiamenti, da una travolgente naturalezza nel ricreare un campo sonoro di dimensioni impressionanti…..
Credo che il progettista sia consapevole di aver costruito un piccolo amplificatore con caratteristiche musicali fuori dal comune…….Un piccolo amplificatore che non ha bisogno di crescere.